Nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2021, papa Francesco invita gli operatori dell’informazione a “consumare le suole delle scarpe”. Una sollecitazione che assume una valenza ed un’importanza particolari per chi opera all’interno delle testate diocesane e diviene caratteristica fondamentale per vivere appieno quella “prossimità informativa” che ne è tratto peculiare.
Non si tratta, però, di un compito semplice: esso implica, infatti, la capacità di “abitare” il territorio dove la Chiesa locale risponde quotidianamente alla propria chiamata a farsi annunciatrice della Parola e testimone della Speranza. Una diakonia informativa che non si limita alla pubblicazione passiva delle notizie – magari rilanciando quanto da altri preconfenzionato – ma si impegna, in primo luogo, a raccontare i fatti partendo dalle storie di coloro che ne sono protagonisti, dando a ciascuno un volto, “perché nessuno è una comparsa sulla scena del mondo”. In questo modo il territorio, da semplice “luogo fisico” si trasforma nel “luogo teologico” dove ai discepoli che gli chiedono dove abiti, Gesù non risponde dando un indirizzo ma rivolgendo quella frase che da duemila anni interpella ogni credente: “Venite e vedete!”.
Una testimonianza di questo modo di operare, le testate diocesane lo hanno vissuto e lo stanno vivendo nel tempo di pandemia che stiamo subendo ormai da quasi un anno. Certamente non mancano le difficoltà oggettive nel quotidiano lavoro redazionale: il lockdown della scorsa primavera, con l’impossibilità per i fedeli di presenziare alle liturgie in chiesa, ha fatto venir meno i canali classici di distribuzione per i massmedia di ispirazione ecclesiale contemporaneamente penalizzati dai continui ritardi nella distribuzione postale e dalla drastica riduzione dei già esigui investimenti pubblicitari a causa della crisi che ha investito gran parte dei settori economici.
Eppure basta sfogliare le pagine cartacee ed online del “Dialogo” e delle altre otto testate diocesane edite in Sardegna come pure di tutte le quasi 190 aderenti alla Federazione italiana dei settimanali cattolici per rendersi conto di quanto viene fatto perché la memoria di quanto vissuto e fatto dalle Chiese locali in questo tempo di Covid non vada perduta.
Una memoria che testimonia come alle chiusure e limitazioni, imposte dalle necessarie disposizioni di prevenzione, le diocesi, le parrocchie e le comunità abbiano risposto con l’apertura esprimendo una prossimità ancora maggiore a chi è vittima di una crisi che oltre che economica è sociale, soprattutto a quelle fasce della popolazione di cui nessuno pare occuparsi; una memoria che racconta come siano state percorse nuove strade perché l’annuncio della Parola non si interrompesse; una memoria che si trasforma in riconoscenza perché non si dimentichi l’esempio di quei sacerdoti, religiosi, laici che dopo una vita donata al prossimo sono morti a causa del Covid-19; una memoria, però, che sa essere anche coscienza civile per il nostro Paese, denunciando le situazioni dove – ancora una volta in questo frangente – viene calpestata la dignità dell’uomo e gli ultimi rischiano di essere ancora di più esclusi.
In questo modo le testate diocesane si fanno “compagne di strada” del lettore e lo portano “a vedere” ma soprattutto ad incontrare gli uomini e le donne che delle notizie sono protagonisti. “La sfida che ci attende – conclude papa Francesco il suo Messaggio – è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono”.
di Mauro Ungaro – presidente FISC