IL NODO PENSIONI

“La nostra è una società che non riconosce alla famiglia il merito dei figli e come tale si comporta e agisce anche nelle sfere decisionali e istituzionali”, denuncia La Guida (Cuneo), scrivendo che “il recente provvedimento del governo Monti che innalza l’età pensionabile per le donne a 66 anni non potrà non avere ricadute sociali importanti e per il momento difficili da quantificare”. In sintesi, secondo il settimanale cuneese “la famiglia per i cittadini è una risorsa, ma dallo Stato sembra essere percepita solo come un costo”. A seguito dell’innalzamento dell’età pensionabile “nei prossimi quindici-vent’anni – scrive sul Popolo (Concordia-Pordenone) il direttore Bruno Cescon – si ridurrà ai minimi termini il cosiddetto ricambio lavorativo. Se già oggi è così difficile trovare lavoro per un giovane, che cosa accadrà in un periodo di mancanza di crescita? Non meno problematico potrà divenire il lavoro per gli anziani. Il sistema industriale si troverà con dipendenti ultra sessantenni a carico, meno aggiornati e flessibili, a costi più elevati. Ora se licenziare sarà più facile lo si farà. Ma a quell’età il lavoratore non potrà ancora guardare alla pensione che è lontana, perché gli mancheranno 10-15 anni e nessuno lo vorrà più assumere, perché vecchio. Un’ultima osservazione. Nelle famiglie spariranno i nonni e le nonne. Come dire che i giovani mancheranno del supporto economico ed educativo di cura dei figli, che in questa crisi si sta dimostrando fondamentale”.
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