In una settimana segnata da violenze a sfondo razzista come lassalto al campo rom di Torino e luccisione dei senegalesi a Firenze diversi editoriali ne propongono una lettura. Per Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo), quelli che abbiamo visto in questi giorni forse sono solo fenomeni, tutto sommato, isolati, anche se terribili e dolorosi. Sono però lavvertimento di un malessere che va crescendo, di una forma dintolleranza che noi avevamo visto con scandalo nel mondo doltre oceano in anni lontani. È follia, certo – rimarca Giovanni Barbieri, vicedirettore del Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli) . Ma è una follia che trova il suo humus in troppe dichiarazioni propagandistiche e in troppi mugugni, più o meno espressi, tra la gente. Lo straniero resta sempre un diverso e facilmente si è portati a credere a ogni nefandezza sul suo conto. Difatti, osserva Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), è un sistema collaudato quello utilizzato qualche giorno fa a Torino: inventarsi un nemico contro cui combattere, come diversivo per mettere in sordina i propri guai o per dare libero sfogo ai propri più bassi istinti. La storia è triste da qualunque parte la si guardi. Inoltre, aggiunge Rini, la vicenda di Torino ci rende consapevoli di quanta xenofobia sia presente nella mente di tanti italiani e rende sempre più urgente la necessità di dare una soluzione di dignità e rispetto alla presenza dei nomadi. Per Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), in una società multietnica, come è diventata lItalia, le parole possono far male più delle pietre. E ognuno, nel suo ruolo professionale e nella vita di tutti i giorni, ha il dovere di prevenire la follia del razzismo.