ELEZIONI IN SICILIA

“Un segnale da ascoltare”. È il commento che accomuna molti editoriali dedicati ai risultati delle elezioni regionali in Sicilia (28 ottobre): Rosario Crocetta è stato eletto presidente con il 30,5% dei voti, ma il dato più eclatante è stato l’astensionismo che ha raggiunto il record del 52,58%, più della metà dei siciliani, insieme al 18% dei voti raggiunto dal “Movimento 5 Stelle” di Beppe Grillo. Il “quadro” che emerge dalla “consultazione elettorale siciliana”, osserva Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo), “non può dare nemmeno la possibilità di dire chi ha vinto o chi ha perso, perché qui hanno perso tutti, o meglio abbiamo perso tutti. Non ci si dovrà abbattere o disperare, ma certo non è possibile lasciar andare alla deriva questo bene primario della democrazia nel nostro Paese”. La politica, aggiunge Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), “ricordi che la gente ormai dispera dei politici, dei partiti. Questi devono fare dell’onestà e del bene pubblico lo scopo della loro azione. Certo occorre farsi capire dalla gente. Serve dunque un populismo positivo, che dice la verità. I cittadini sono colpevoli se seguono coloro che promettono la luna nel pozzo”. Secondo Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), “l’Italia non ha bisogno di rivoluzioni ma di normalità e purtroppo, se guardiamo alla cronaca politica (vedi elezioni in Sicilia, ndr), questa non pare davvero la via che si sta intraprendendo”. Analizzando i risultati elettorali, Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), nota che “per il nuovo presidente siciliano Rosario Crocetta inizia ora la sfida più difficile: non quella delle urne, ma quella di governare una Regione sull’orlo del fallimento. E di farlo senza maggioranza in aula, con partiti in crisi strutturale e con pochi voti alle spalle. Sembra la fotografia del prossimo presidente del Consiglio. Ecco perché, nonostante la distanza geografica, gli siamo sinceramente vicini”. È d’accordo Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), per il quale “l’esito delle elezioni siciliane ha materializzato tutti i peggiori incubi e interrogativi che gravano sul futuro della politica italiana”. Nel voto siciliano, scrive Ezio Bernardi, direttore della Guida (Cuneo), “c’è una pressante richiesta di cambiamento vero e di pulizia che è condivisa da tutti gli italiani. Le elezioni regionali in Lombardia e in Lazio saranno il prossimo banco di prova. La verifica definitiva l’avremo alle elezioni politiche nazionali che si terranno in primavera”. Per Emilio Pastormerlo, direttore dell’Araldo Lomellino (Vigevano), “il rischio è che dalle elezioni siciliane alle prossime politiche si faccia solo un gran parlare, finalizzato unicamente a racimolare qualche voto in più, invece di saper leggere nei risultati del voto siciliano quelle istanze della gente da cui partire per progettare una vera riforma”. Secondo Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), “il problema vero è la classe politica che va pressoché totalmente rinnovata, insieme alla struttura partitica; anzi, il problema è una proposta politica credibile che incontri il desiderio della gente, perché ritorni a sperare e a votare. ‘Nuovi contenuti in nuovi contenitori’ era il suggerimento emerso a Todi la settimana scorsa: si cercano persone capaci di pensarli e di organizzarli”. Giuseppe Rabita, direttore di Settegiorni dagli Erei al Golfo (Piazza Armerina), si augura di “aver avviato una vera e propria rivoluzione. Ma da buoni siciliani un po’ di scetticismo non guasta. Troppe volte ci siamo illusi e siamo stati traditi nelle nostre aspettative, anche perché q…

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