La crisi siriana e il 50° del discorso I Have a Dream di Martin Luther King sono i due fatti di cronaca internazionale al centro dei settimanali diocesani. Anzitutto la crisi siriana: Voce della Vallesina (Jesi) riporta alcuni racconti della giornalista italo-siriana Asmae Dachan, che si trova in Siria dove ha scelto di trascorrere due settimane per raccontare il dramma delle famiglie che vivono la tragedia della guerra. Forse – dice Dachan – dallaltra parte del mare, con quel distacco che la distanza geografica in qualche modo impone, non arriva davvero la proporzione di questo dramma. Per quanto uno si sforzi, non riuscirà mai a comprendere cosa accade. In questi giorni, annota Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), ritornano alla memoria ammonimenti divenuti tristemente famosi. Tristemente perché non ascoltati: Guerra: inutile strage (Benedetto XV), Tutto è perduto con la guerra, tutto può essere salvato con la Pace (Pio XII), Mai più la guerra, tre volte ripetuto allOnu (Paolo VI). Solo per citare poche frasi. Voci nel deserto, profeti inascoltati. Roberto Pensa, direttore della Vita Cattolica (Udine), ricorda che mai le bombe lanciate sono servite a debellare il terrorismo (anzi, lo hanno drammaticamente alimentato). Al discorso pronunciato a Washington il 28 agosto 1963 da Martin Luther King dedica, invece, leditoriale Marco Bonatti, direttore della Voce del Popolo (Torino). Tracciando un bilancio su quanto il sogno del pastore King si sia realizzato in questi 50 anni e guardando alloggi, Bonatti conclude: Nelle società occidentali fatte di minoranze incapaci di comprendere e accettare la propria responsabilità politica globale, oggi forse Martin Luther King dovrebbe fare un discorso leggermente diverso: partendo dalla realtà che il vero, primo problema è trovare il modo di condividere i sogni, di spezzare la gabbia degli individualismi ed egoismi dentro cui ci siamo – liberamente – rinchiusi.