«Un progetto editoriale coordinato, unitario, capace dintegrare e valorizzare i media diocesani». Ne parla la Cei nel comunicato che giovedì scorso ha riassunto i lavori del Consiglio permanente, aggiungendo in un importante paragrafo («Media, un approccio educativo») che in questo ambito dai vescovi è emersa la «consegna» di «una proposta rispettosa, che possa accompagnare il discernimento delle Chiese particolari », impegnate quasi senza eccezioni nella complessa transizione dei media diocesani dentro un sistema comunicativo trasformato da una mutazione profonda che genera una «situazione di difficoltà».
Al centro della riflessione in Consiglio permanente la «consapevolezza dellimportanza di poter disporre, in un contesto di pluralismo ideologico e religioso, di strumenti con cui assicurare voce e chiavi di lettura autorevoli» per «contribuire alla formazione dellopinione pubblica». Parole che il presidente della Federazione settimanali diocesani (Fisc) don Adriano Bianchi legge come «un segno di attenzione». Quella che viene definita dai vescovi come «stagione di transizione», da «attraversare riorganizzando le proprie forze», richiede a parere di Bianchi un «complessivo ripensamento della comunicazione diocesana» che ne progetti il futuro in termini di «integrazione» e di «sistema», per garantire «sostenibilità ed efficacia». «In una fase così delicata non possiamo andare ciascuno per proprio conto, con decisioni affrettate e improvvide che possono mettere a repentaglio una presenza significativa nella comunicazione. In questo si può contare sullimpegno di associazioni come Fisc, Acec, Weca, Corallo e Uelci, in stretta collaborazione con lUfficio nazionale e quelli locali aggiunge il sacerdote alla guida del settimanale bresciano La Voce del Popolo . Ogni realtà locale ha un proprio profilo, sul quale va calibrato un progetto di organizzazione editoriale chiedendosi quale soggetto giuridico potrebbe essere più appropriato ad esempio, una fondazione , con quali figure professionali e quali contratti, per gestire le varie testate diocesane, dalla carta a Internet, dalla tv alla radio», realtà in cui spesso si assiste a una proliferazione di strutture e profili non adeguati a uno scenario dove invece prevalgono «la complessità delle competenze » e «il coordinamento organizzativo ». Per questo verrà proposto «un programma di formazione multimediale che consenta di attrezzarsi per i diversi linguaggi». Il momento, aggiunge Bianchi, «può essere favorevole» per via delle novità legislative in vista: il Consiglio dei ministri ha infatti appena approvato il decreto legislativo per ridisegnare i contributi alle imprese editrici, in applicazione della legge 198/2016, dettando criteri stringenti che «possono premiare proprio testate radicate nel territorio e dotate di una struttura professionale come quelle diocesane». Un segnale che invita a «raccogliere la sfida senza soluzioni improvvisate o dettate da una contingenza problematica ma studiate allinterno di una strategia capace di gettare uno sguardo più lungo e più ampio». Un invito che Bianchi, alla guida anche dellAssociazione cattolica esercenti cinema (Acec), rivolge a «tutti coloro che hanno a che fare con la comunicazione diocesana», i primi a voler tutelare e far crescere «media ecclesiali» attraverso i quali si legge ancora nel comunicato del Consiglio Cei «passa in filigrana la vita, la cronaca e la storia delle comunità e del territorio, della Chiesa e del Paese». È interesse di tutti rendere queste voci cattoliche molte delle quali storiche ancora più limpide, unite e significative. Ognuna con il suo percorso, tutte per la medesima missione.
Francesco Ognibene
Don Adriano Bianchi, presidente Fisc: per i media diocesani è lora di trovare un quadro organizzativo adeguato ai tempi
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