Fa discutere anche la Corte europea dei diritti delluomo, che ha reso noto la sua condanna per lItalia in quanto non prevede nessuna forma di riconoscimento delle unioni omosessuali e ordina al legislatore italiano di provvedere al più presto a colmare questo vuoto legislativo. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), avverte: Con questa condanna si instaura in Europa una dittatura culturale, in virtù della quale quella che è la storia intera dellumanità, fondata sulla famiglia nata esclusivamente dal matrimonio tra uomo e donna, viene messa da parte, surrogata da una idea di matrimonio e di famiglia che non fa parte della vera natura dellumanità. Stesso tema per Vittorio Croce, direttore della Gazzetta dAsti (Asti), che sottolinea: È inutile proclamare lautonomia legislativa dellItalia, che ha accettato a suo tempo di iscrivere tra i diritti del cittadino europeo, con quelli allistruzione e alla cura medica, anche il diritto allunione riconosciuta e stabile tra persone dello stesso gender. Questo non significa tuttavia che il nostro Stato debba riconoscere queste unioni come nozze, meno che meno con diritto alladozione di figli. Per Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), una sentenza di questo tipo, e per il prestigio della Corte che lha espressa, non può che riportare al centro il dibattito su quali siano oggi i diritti umani e sul loro processo di definizione e individuazione. Di per sé nulla di nuovo: ciò che oggi è riconosciuto come un diritto pacifico, forse cento anni fa non lo era, ma come si giunge a questo risultato? Vale sempre? Lo sarà anche per questa materia? Chi lo decide? Una Corte, il sentire comune, la legge naturale? Che la società dei diritti evolva sempre verso il meglio non è scontato né assicurato dal fatto che se crescono i diritti allora la società è migliore (soprattutto se invece la riflessione sui doveri resta bloccata). Il ruolo della Chiesa in ogni caso in questa partita non sarà mai di secondo piano, nel bene e nel male. Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), fa notare: La discussione sulle convivenze tra persone dello stesso sesso ha fatto dimenticare che per la Chiesa anche la convivenza di fatto tra persone di sesso diverso non può essere riconosciuta dal potere politico per legge e quindi convalidata con una sorta di battesimo civile. La coppia, anche eterosessuale, pensa di essere una coppia ma non lo è in quanto non si assume in pubblico nessun obbligo quanto alla generazione e alleducazione dei figli. Le società hanno sempre chiamato matrimonio questa assunzione pubblica di responsabilità.