ELEZIONI EUROPEE

“C’è sfiducia e malcontento e gli euroscettici ne approfittano”. È l’analisi che accomuna le diverse riflessioni sull’attualità politica, in vista delle prossime elezioni. “Come credenti non possiamo chiamarci fuori dall’idea di Europa come futuro imprescindibile: se ci siamo battuti con legittima fierezza per ricordare ai poteri forti della tecnica e della finanza che essa ha radici cristiane, quanto più è necessario impegnarsi oggi perché quelle radici siano riconosciute dai frutti”, osserva Edoardo Tincani, direttore della Libertà (Reggio Emilia-Guastalla). “Votare è il modo minimale per tutti di partecipare direttamente alla vita pubblica e offrire il proprio contributo alla realizzazione del bene comune”, ricorda William Casanova, delegato vescovile Commissione Gaudium et spes, sulle pagine del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina). Per Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona-Osimo), “in giro abbiamo visto poche idee e tanto baccano, soprattutto a livello nazionale, dove si vorrebbe dare a questa consultazione un valore, esageratamente, politico fuori da ogni logica di relazione con la volontà di perseguire azioni volte a consentire l’affrancamento del bene comune”. Il voto per l’elezione dell’Europarlamento, ammette Gianni Borsa in una nota del Sir, rilanciata dalla Voce dei Berici (Vicenza), “presenta contorni ben delineati accanto a questioni aperte e, persino, ‘zone grigie’”. Secondo Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino), “è inutile nascondere il clima di sfiducia e malcontento che sale dall’area del Mediterraneo, Grecia e Italia in particolare, per un’Unione europea che nei fatti sembra essersi concretizzata solo per la tutela degli interessi forti”. In realtà, sostiene Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), “le elezioni europee sembrano andare molto al di là del loro vero ruolo, diventando una sorta di cartina di tornasole degli umori politici italiani”. Ma votare per l’Europa, avverte Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “ha senso solo se c’è la volontà di dare una forma comune di vita a questo insieme di nazioni che sono sempre andate per la propria strada precipitando spesso in immani tragedie”. Una volontà c’è, “ma è ancora debole e spesso è sopraffatta da interessi particolaristici”. Dal momento che “la crisi economica ha picchiato duro in Europa e specialmente in alcuni stati”, è il parere di Cammino (Siracusa), “si è indotti a pensare che meno-Europa sia meglio. Vedremo se i partiti e i candidati convinti che più-Europa significhi restare con i piedi per terra, convinceranno più elettori degli altri”. Ma, evidenzia Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), “se è vero che un’Europa così non va, è ancor più vero che uno sfaldamento dell’Ue avrebbe conseguenze nefaste per tutti i 28 membri, che resterebbero isolati proprio nell’epoca della globalizzazione. Dunque l’alternativa dovrà essere un’Europa politicamente più integrata, economicamente meno rigida e più incentivante, socialmente più solidale. Bando perciò all’euroscetticismo come pure all’astensionismo!”. Per Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi), le elezioni europee 2014, “tra rivincite nazionaliste e spinte di ritorno al passato, rappresentano il varco per il passaggio, qualora lo si voglia, da una nativa idea di unione tra Governi d’Europa ad un concreto sistema di interdipendenza tra Nazioni”. Partendo dall’ultimo naufragio nel Mediterraneo, che ha causato la morte di diversi migranti, Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), esprime un auspicio: “In questi ultimi giorni che ci separano dal v…

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