L’ATTUALITA’ POLITICA

“Il lavoro è diventato terreno di scontro”. La politica, soprattutto in riferimento alla questione lavoro, torna a essere al centro dei riflettori dei settimanali cattolici. “Renzi ostenta sicurezza, ma il percorso su cui è incamminato il Paese non è così sicuro e chiaro. Dal punto di vista delle forze politiche il governo Renzi sembra solido”, ma “dal punto di vista sociale la situazione non è per niente tranquilla”. E “il lavoro è la bomba insidiosa che può far saltare tutto”, sostiene Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto). Il Popolo (Tortona) rilancia un articolo di Francesco Bonini, pubblicato dal Sir: “Un dibattito legislativo frenetico e sloganistico sul lavoro non aiuta. Urge decidere, ma anche evitare di creare contrapposizioni artificiali o inutili, che guardano all’immediato e rischiano di non rispondere ai bisogni concreti dei lavoratori e soprattutto di chi un lavoro lo cerca”. Per Paolo Lomellini, editorialista della Cittadella (Mantova), occorre dire a chiare lettere: “La scarsa attrattività per gli investimenti produttivi del nostro Paese non ha tra le prime cause quel che resta dell’articolo 18 o la presenza di qualche sindacalista più intransigente di altri nella Fiom o in altre sigle. I mali più profondi sono in realtà noti da tempo. La presenza di consistenti parti del nostro sistema economico sotto il controllo di poteri malavitosi. La burocrazia lenta e opprimente per avere anche la più banale delle autorizzazioni. Il costo dell’energia nettamente più alto d’Europa. Il debito pubblico che si traduce in un pesante carico fiscale, scaricato in gran parte sul lavoro dipendente e molto meno sulle rendite finanziarie. Una giustizia, in particolare quella civile, con tempi biblici ed esiti parecchio incerti”. Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi), a proposito dello scontro in atto sul lavoro, fa notare che i provvedimenti del Jobs Act “sarebbero in grado, secondo il Governo, di dare una svolta al sistema del lavoro, da anni bloccato, e di creare veramente occupazione. Ma si tratta di interventi di ampio respiro dei quali vedremo gli effetti solo fra qualche anno, mentre avremmo la necessità di giovarci dei risultati concreti di un piano ambizioso di riforme che, per ora, rimangono sulla carta. L’attesa di una possibile soluzione di questa emergenza lavorativa è tanta anche perché è sempre più evidente che esiste un nesso tra la disgregazione del lavoro e la frammentazione della vita delle persone”. Salvatore Coccia, direttore dell’Araldo Abruzzese, denuncia: “La sana discussione sta scomparendo per lasciare il posto alla imposizione camuffata dal ‘bene del Paese’. Si dimentica che il ‘bene del Paese’ si costruisce nel dialogo, nell’ascolto, nel confronto serio e rispettoso della dignità della persona. Negare il confronto, a nostro giudizio, significa negare la persona, annullare la sua forza creativa che nasce e cresce attraverso una rispettosa modalità relazionale”. Dei dissidi interni al Pd si occupa Pino Malandrino, direttore della Vita diocesana (Noto): “Possibile, ci si chiede, che le divergenze siano tali da impedire un sereno e proficuo confronto e dialogo fra persone che, tra l’altro, possono vantare una cultura e una lunga militanza politica? Questo e gli altri interrogativi, oltre a intrigare gli osservatori, interpretano la preoccupazione della gente comune, alla quale non stanno tanto a cuore le vicende di un partito, quanto le sorti del Paese e delle sue categorie sociali più disagiate”.
 
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