Le parole del presidente della Cei guidano le testate diocesane anche nella lettura dellattualità socio-politica italiana. E così, Bonifacio Mariani, direttore del Nuovo Amico del Popolo (Chieti-Vasto), ribadisce che è ormai venuto il tempo in cui occorre mettere in campo lo spirito e i comportamenti degni di una nuova stagione da Costituente. È venuto il tempo in cui sorgano figure degne del nostro popolo, degne di chiamarsi e di essere servi del popolo. Roberto Piredda, direttore del Portico (Cagliari), auspica di fare una politica buona, cioè attenta alle persone e pronta a servire con un progetto concreto il bene comune. Concorda Corrado Avagnina, direttore dellUnione Monregalese (Mondovì), che si sofferma in modo particolare sulla riforma della legge elettorale. Un progetto dignitoso – osserva il direttore del giornale piemontese – esige dal mondo politico una presa di coscienza dei tanti limiti finora esibiti, per uno stacco in avanti da svolta. La Cittadella (Mantova) nota che manca un chiarimento su qualche punto che si sta oscurando. La riforma elettorale, infatti, era stata inizialmente presentata in un quadro più ampio di revisione istituzionale. Ma di questa si è persa traccia, almeno sui mezzi dinformazione. Qualcuno può dare un cenno in merito o siamo alla solita recita furbesca e ipocrita?. LEco del Chisone (Pinerolo) lamenta la confusione in materia di tasse, anche perché nei mesi scorsi si era dichiarata la probabile abolizione di alcune. Le imposte – si legge nelleditoriale – dovrebbero essere: poche di numero, chiare per la motivazione, definite per le aliquote in modo che siano facili da calcolare e pagare. Cammino (Siracusa), riflettendo su pubblico e privato con una nota del teologo Giuseppe Caponnetto, evidenzia che il perseguimento del bene pubblico non può essere radicalmente separato delle virtù individuali e che correttezza professionale e bontà morale sono necessarie nella personalità delluomo politico. Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), si occupa delle indagini in corso in diverse Regioni. Queste, dice, sono il costo dellillusione federalista. Infatti, se qualcuno ripercorrerà la storia patria attraverso le delusioni patite dovrà mettere in cima allelenco quella federalista: la maggior autonomia di cui godono le Regioni è stata interpretata da tanti (non da tutti per carità!) come una licenza a sprecare, spendere enormi risorse per benefici assolutamente personali.