Con il suo parlare semplice e schietto, con la sua testimonianza della fede, con i suoi richiami alla solidarietà verso coloro che sono afflitti da qualunque povertà, il Papa è un riferimento quotidiano per ciascuno di noi. Ripartire da qui, può avere il sapore di aver riscoperto il Vangelo e il volto di Cristo Signore in tutti coloro che incontriamo sulle strade della nostra vita.
Sono trascorsi 135 anni da quel 9 gennaio 1879 in cui vide la luce il nostro settimanale cattolico con la testata di Verità e Fede. In questo quasi secolo e mezzo il mondo si è trasformato – e ritrasformato – decine di volte, la società è mutata radicalmente, la scienza e la tecnica hanno compiuto passi da gigante oltrepassando barriere impensabili da chi si accingeva a unimpresa editoriale come quella del settimanale alessandrino, gli strumenti della comunicazione hanno cambiato totalmente il modo di vivere, di pensare e di agire di uomini e donne. Sono tutte ovvietà che ci ripetiamo da anni e, quando pensiamo di aver raggiunto un nuovo traguardo, la comunicazione ce ne offre già un altro, più avanzato.
Tutto ciò richiede un ripensamento nel fare comunicazione e un adeguamento nellutilizzo degli strumenti della comunicazione stessa. Stampa, radio e televisione hanno convissuto per decenni in realtà dove ognuno occupava uno spazio consono, trovando corrispondenza di lettori, ascoltatori e telespettatori. Oggi la realtà è ruotata di 360 gradi con il web che ci connette in tempo reale con il mondo. Computer, telefonini, iPad e, fra poco, gli occhiali, ci consentiranno di guardare con sufficienza la carta stampata. Significa che è finita unepoca? Credo di no. Se sono cambiati gli strumenti del comunicare possono – o, meglio, devono – essere ripensati i contenuti degli strumenti che stanno agli albori della comunicazione. È opinione diffusa che linformazione attraverso la carta stampata abbia ancora un futuro, nonostante i costi molto alti rispetto al web, ma nessuno è in grado di dire fino a quando il navigare sarà gratuito, o quasi. Comunque, un nuovo modo dinformare attraverso la carta stampata è possibile creando sinergie con radio, tv e web. Ma non è soltanto una questione di mezzi e di uomini, bensì di una concezione dellinformazione che parta dalla consapevolezza che nessun uomo è unisola e nulla può essere nascosto alluomo. Ma aiutarlo a discernere è possibile.
Nel 2009, Jorge Maria Bergoglio, non ancora Papa Francesco, nel libro-conversazione con i giornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, ebbe ad affermare: Comunicazione, iper-comunicazione, incomunicabilità. Quante parole sono di troppo fra noi? Quante chiacchiere, quanta diffamazione, quanta calunnia? Quanta superficialità, quanta banalità, quanta perdita di tempo? Un dono meraviglioso, come lo è la capacità di comunicare idee e sentimenti, di cui non sappiamo fare tesoro né approfittare in tutta la sua ricchezza. Non potremmo proporci di evitare ogni canto che sia solo per il gusto di parlare? Potremmo stare più attenti a ciò che di superfluo diciamo, in particolare noi che abbiamo la missione di insegnare, parlare, comunicare?. Comunicare è un dono meraviglioso che coinvolge tutti ma, in particolare, chi opera nellinformazione e Papa Francesco, con il suo parlare semplice e schietto, con la sua testimonianza della fede, con i suoi richiami alla solidarietà verso coloro che sono afflitti da qualunque povertà, è un riferimento quotidiano per ciascuno di noi. Ripartire da qui, dopo 135 anni, può avere il sapore di aver riscoperto il Vangelo e il volto di Cristo Signore in tutti coloro che incontriamo sulle strade della nostra vita.
Marco Caramagna
direttore “La Voce Alessandrina”
(Venerdì 10 gennaio 2014)