Margherita Ulisse è tornata al lavoro lunedì. La trentaduenne infermiera abruzzese in servizio al triage del Pronto Soccorso dellospedale di Voghera era salita alla ribalta delle cronache lo scorso ottobre, per aver rifiutato la pillola del giorno dopo a una giovane, accompagnata dal fidanzato, che si era presentata chiedendo la prescrizione. Un mese di silenzio nella sua terra, mettendo insieme le ferie accumulate, ed ora Margherita accetta di parlare. Ha le idee chiare e soprattutto ha il coraggio di difenderle, nonostante in questo tempo sia stata marchiata – come ammette lei stessa – da appellativi assurdi. Suora, bigotta sono solo alcuni.
E stata semplicemente una questione di coscienza – spiega Margherita – e per me la legge della coscienza viene prima di quella di Stato. Preferisco quindi parlare di scienza e coscienza, piuttosto che di fede. Il fatto che vado in Chiesa, che mi piace pregare e che mi confesso una volta al mese sono fatti miei, che nulla hanno a che vedere con la mia decisione. Margherita adesso è stata trasferita in Cardiologia, del suo futuro però ancora non sa nulla. Pochi giorni dopo linattesa popolarità, e dopo la segnalazione da parte della caposala e il richiamo da parte dei vertici dellAzienda Ospedaliera, aveva deciso di dare le dimissioni. Ero stata chiamata dai dirigenti commenta- mi avevano detto che non ero adatta al triage dopo due anni e mezzo che lavoravo lì senza mai problemi, che mi ero arrogata competenze che non mi spettavano, che dovevo tenere per me la mia coscienza. E invece, in forza del mio ruolo, posso applicare larticolo 8 del codice deontologico e così ho fatto. Le dimissioni erano stata la naturale risposta al desiderio di non scendere a compromessi con questo tipo di potere. Ad aumentare la rabbia di Margherita anche unaltra questione: altre quattro volte si era comportata in questo modo, rifiutando la prescrizione. Mai nulla era successo. Anche con questultima giovane donna il colloquio era sempre rimasto nella più totale correttezza. Nessuna parola fuori posto. Cinque casi in cui mi sono trovata di fronte a ragazze impaurite, tremanti, schiacciate dalla paura di una eventuale gravidanza che non potevano sostenere per difficoltà economiche o sociali. Avevano bisogno di parlare, di sentirsi confortate: ricordo ancora i loro volti. E io in coscienza non posso fingere di non sapere che uno spermatozoo impiega tre minuti a raggiungere lovulo e che quel farmaco da prescrivere oggi è definito contraccettivo, ma fino a poco tempo fa era catalogato come abortivo. Il 1° dicembre, dopo avere anche ricevuto il conforto di tante persone, Margherita ha deciso di ritirare le dimissioni, che sarebbero scattate dal nuovo anno. La risposta dellAzienda arriverà entro il 10 dicembre. Ora sono in Cardiologia, ma voglio tornare in Pronto Soccorso perché il trsferimento è ingiusto. Ringrazio Enrico Frisone, che da presidente del Collegio Ipasvi ha dimostrato competenza e umanità, doti che non ho trovato altrove.
Daniela Scherrer