Proseguono le belle condivisioni degli amici della Fisc: di seguito la riflessione di Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate.
Insieme è più bello. E noi lo sperimentiamo ogni giorno. Da oltre tre anni abbiamo dato vita a un progetto che riguarda tre settimanali diocesani. Ora a Cesena, Faenza e Ravenna facciamo parte della stessa famiglia del Corriere Cesenate. Abbiamo un unico editore e un solo direttore. Abbiamo mantenuto le redazioni sul territorio dove ognuno lavora in autonomia con una presenza che, grazie alla sinergia messa in campo, è diventata più autorevole.
Ci sono voluti due anni di lavoro serrato e di trattative non sempre facili per avviare questa nuova esperienza, unica nel suo genere. Ogni settimana realizziamo 56 pagine diverse. Spesso sono 64. A volte anche 80. Un lavoro non indifferente che arricchisce le singole edizioni nelle quali almeno 16 pagine sono di notizie del singolo territorio.
Tutto questo è stato possibile grazie al sostegno che i nostri vescovi mai ci hanno fatto mancare e al lavoro che ogni giorno dieci giornalisti mettono in campo assieme a decine di collaboratori, oltre i fotografi, gli addetti alla promozione e all’amministrazione del giornale.
Anche per questa nuova iniziativa devo ringraziare la Fisc. È al lavoro svolto al suo interno, alle amicizie incontrate e alle esperienze conosciute che devo l’idea di provare questa nuova strada che abbiamo avviato con tre diocesi della Romagna. La Fisc è prima di tutto un’esperienza di Chiesa, poi lo è anche da un punto di vista professionale. Il suo tratto caratteristico, che mi ha contagiato, è stato quello della passione. Passione per l’uomo e per l’incontro decisivo che ognuno di noi ha fatto. Questa è la notizia che siamo chiamati a comunicare, declinata nei mille ambiti diversi in cui le donne e gli uomini del nostro tempo operano, vivono, soffrono e gioiscono.
Rivedo i volti dei tanti che mi hanno introdotto e avviato in questa entusiasmante storia. Penso a Giovanni Fallani, a don Giuseppe Cacciami, a don Duilio Corgnali, a don Vincenzo Rini, a don Alfio Inserra, a don Franco Peradotto, a don Bruno Cescon, solo per citare alcuni tra quelli che non ci sono più e non rischiare di dimenticare qualcuno tra i tanti cui sono infinitamente riconoscente e sono ancora carissimi amici e compagni di viaggio.
I seminari di studio e di conoscenza del territorio cui presi parte in Sicilia fin dal 1994 sono stati per me una scuola di vita che mi ha aperto scenari nuovi da sperimentare. Sia per come affrontare il nostro lavoro sia per quali strategie applicare. Tutto per me è partito da lì. E quella iniziale passione trasmessami non si è mai affievolita. Anzi, ogni giorno si rafforza, grazie al desiderio mai colmato di poter portare una parola di speranza a chi non aspetta altro che di essere incrociato nella frenesia quotidiana in cui siamo tutti immersi.
I nuovi compagni di strada, Daniela Verlicchi di Ravenna, il vecchio amico Giulio Donati e il suo successore Samuele Marchi a Faenza, condividono con me questa stessa passione. Questo ci muove ogni mattina, consci che il nostro mestiere contiene anche tanto di una sorta di missione/vocazione cui ciascuno di noi è stato chiamato. A noi viene chiesto, oggi e in questo tempo, di rispondere.