Il presidente della FISC: “Diversi editoriali diffonderanno questo messaggio, mentre alcuni nostri giornali renderanno disponibile online gratuitamente il pdf delle proprie edizioni, per accompagnare i lettori nei giorni a casa”
I settimanali diocesani a supporto del messaggio lanciato dal governo, nella prevenzione del Coronavirus, che ha dato nome all’ultimo decreto: #Iorestoacasa. Una campagna che sarà, infatti, sostenuta con gli editoriali delle edizioni di questa settimana. Lo anticipa Mauro Ungaro, presidente della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), che riferisce anche un’altra iniziativa: pdf dell’edizione a disposizione gratuita dei lettori, per accompagnarli con l’informazione dei giornali diocesani in queste giornate a casa. Una situazione che, però, espone anche i settimanali diocesani a determinate difficoltà.
Qual è il quadro di crisi che vi trovate ad affrontare?
Abbiamo segnalazioni dalle redazioni legate all’incertezza e all’incapacità, a volte, di aver risposte univoche da chi, in certi momenti, dovrebbe darcele. In molti casi, le tipografie sono in province diverse dalle redazioni dei giornali e anche i centri postali sono lontani. E ciò è una difficoltà. Il trasporto delle merci dal governo viene garantito, quindi non dovrebbero esserci da questo punto di vista dei problemi. Noi, che ci basiamo in larga parte sulla distribuzione postale, dobbiamo mettere in preventivo che avremo dei ritardi, che sono quasi inevitabili in questo contesto. D’altra parte, con le chiese frquentate da poche persone, viene meno uno dei nostri principali canali di vendita. E anche di questo dobbiamo tenere conto. C’è, poi, un altro problema che è collegato, cioè la diminuzione della pubblicità con cui dobbiamo fare i conti per il venir meno di una serie di iniziative, ma anche per la chiusura di negozi, di attività e limitazioni di eventi.
Alla luce di ciò, qual è il vostro messaggio?
Molte delle nostre testate utilizzeranno questa frase come titolo dell’editoriale di questa settimana: #Iorestoacasa.
Vorremmo, però, che sia uno stare a casa di prossimità.
Le nostre testate continuano a lavorare. Molti si sono attrezzati, per quanto possibile, per usare il telelavoro, per seguire comunque quello che sta avvenendo e per dare informazioni e fare formazione. Soprattutto, per continuare a essere strumenti di prossimità alle nostre Chiese.
#Iorestoacasa non è uno slogan, ma soprattutto un’idea. In questo momento, restando a casa, sollecitando a farlo, incoraggiamo a un’apertura nella chiusura.
Può sembrare un controsenso, ma non lo è. Diciamo che è importante restare a casa perché teniamo agli altri e non vogliamo essere veicoli di diffusione del virus. Ma noi sappiamo che anche questo restare a casa può aprirci alla solidarietà.
In che modo?
Possiamo fare gesti concreti.
Inviteremo i nostri lettori ad avere attenzioni per chi starà chiuso in casa, aiutando chi non può andare a far la spesa o usando i canali di comunicazione.
In particolare, per entrare in contatto con quelle persone anziane o con una particolare tipologia di malattie, che soprattutto in questo periodo rischiano di soffrire di più della solitudine. Possiamo usare questi canali per fornire loro delle notizie da fonti importanti e vere o come strumenti di prossimità per raccontare, e anche farsi raccontare, come la gente sta vivendo questo momento.
Proponete particolari iniziative per far fronte alle necessità di questo periodo?
Diversi nostri settimanali hanno scelto di permettere l’accesso online gratuitamente al pdf delle proprie edizioni in modo da mettere a disposizione l’informazione a tutti, in questi giorni che si resta a casa, facendo capire che la vita va avanti con le giuste limitazioni. Come Fisc e come testate diocesane, siamo impegnati a dare il maggior apporto possibile. Stiamo seguendo anche quelli che possono essere i supporti economici che il governo potrà dare allo stato di crisi e a situazioni particolari.
Nella vostra informazione c’è anche una forma di servizio pubblico. #Iorestoacasa è il messaggio del governo oltre che il titolo dato al decreto…
C’è una forma di responsabilità che diventa solidarietà.
Quello che noi auspichiamo e vogliamo è che la paura non vinca la solidarietà. Chiudersi in casa non vuol dire lasciare fuori gli altri.
Si può stare in casa facendo entrare, magari non fisicamente ma in mille altri modi, gli altri. Perché ci sono tante persone più deboli che continuano ad avere bisogno di noi. Questo è un tempo particolare, siamo in Quaresima, ed è caratterizzato da digiuno e astinenza. Però, come settimanali cattolici e come credenti che devono dare ragione della nostra speranza, sappiamo che alla fine c’è la luce della Pasqua. Viviamo un momento difficile, ma la solidarietà potrà aiutarci.
Fonte Sir: www.agensir.it