Non ha patria il terrore, non ha capo né nazione. Kenya, Nigeria, Iraq, Pakistan, India, Sudan, Libia, Turchia. Il pensiero sulle terre macchiate dal sangue dei cristiani uccisi per la loro fede accomuna le riflessioni. Lappello del Papa non incita allo scontro di civiltà e neanche si adegua al mutismo e al linguaggio felpato delle diplomazie internazionali. Chiama per nome le cose senza incitare alla guerra santa, magari travestita da inconfessati interessi occidentali. Emerge così quella differenza del cristianesimo che è la via migliore di tutte e che probabilmente, a lungo andare, non può lasciare indifferente il nostro mondo, per quanto distratto ed annoiato. Il Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), il Ticino (Pavia), il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), il Popolo (Tortona) e la Voce Alessandrina (Alessandria) rilanciano la nota di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, pubblicato dal Sir, nella quale il presule commenta le parole del Papa nel messaggio pasquale, che fotografano la condizione di un mondo che ha assistito attonito alla tragedia del campus universitario di Garissa con il martirio di 148 giovani cristiani. Che avrei risposto io alla domanda se ero cristiano?. Questa domanda si pone Vincenzo Finocchio, direttore dellAppennino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche), a proposito della strage di giovani universitari cristiani a Garissa, in Kenya. Riconosco – aggiunge – che è più facile sdegnarsi per lefferatezza della strage dei 148 giovani cristiani di Garissa che farsi questa domanda. Nei giornali di questi giorni non ho trovato la domanda di cui sopra. Ho ammirato i giovani martiri figli di una chiesa africana ancora giovane. Sono pochissime le diocesi africane che possono festeggiare i cento anni di fondazione. E questo particolare rafforza lo stupore e l’ammirazione, ma rende la domanda ancora più stringente. Gianpiero Moret, direttore dellAzione (Vittorio Veneto), sottolinea come ci sia poca attenzione verso la persecuzione dei cristiani: Questa indifferenza dellEuropa ci addolora quanto la persecuzione dei nostri fratelli. Cè una sorda ostilità, certo non solo dei nostri giorni, ma che va aumentando, contro il cristianesimo da parte di un continente che è sempre pur detto cristiano. Questo ci deve far riflettere. Perché il rifiuto di questa identità? Perché questa paura della fede cristiana? Cè forse qualcosa anche da parte dei credenti e delle chiese che deve cambiare? Non lo so. Riflettere su questi interrogativi e cercare delle risposte, ci può aiutare a trovare modi sempre più adeguati di essere presenti come cristiani nel nostro mondo. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), denuncia: Ma 148 studenti ammazzati barbaramente senza alcuna colpa valgono meno di 12 giornalisti ammazzati per una vendetta insensata? Il mondo civile ha due pesi e due misure: ci sono massacri per cui vale la pena protestare e altri per cui è preferibile far finta di nulla. LOccidente un tempo cristiano ritiene che non ci si debba dar pensiero per difendere i cristiani. Bene ha detto Papa Francesco che queste ripetute stragi di cristiani avvengono nel disinteresse e nel silenzio colpevole del mondo. Mi sorge spontanea una riflessione, provocatoria forse, anche troppo – di cui chiedo venia in anticipo ai signori dellOccidente, ma non riesco a tacerla -: è certamente barbarie lammazzare giornalisti e giovani cristiani; ma è pure barbarie il ritenere che lassassinio di 148 giovani cristiani sia meno barbaro dellassassinio di 12 giornalisti. Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), evidenzia: Spiccano da qualche tempo le atrocità deliberate contro i cristiani, visti forse come emblema della civiltà occidental…