Le elezioni regionali in Emilia Romagna, con il forte astensionismo che si è registrato, manifestano la disaffezione degli italiani verso la politica, come notano i settimanali Fisc. Per Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), una cosa è certa: è crollata in molti italiani la fiducia nei partiti, in un certo modo di fare politica. In unItalia in cui molti, troppi cittadini sono costretti a tirare la cinghia per andare avanti, abbiamo visto uomini politici interessati a garantirsi come prima, senza alcuna rinuncia, i propri interessi. A leggere il risultato delle elezioni regionali di domenica 23 viene spontaneo esclamare: fine corsa! La sopportazione degli elettori è giunta al termine. Diciamo pure che la complicità della crisi economica è stata importante. Ma quello che esce dalle urne di questo turno è il fine corsa di un modo complessivo di fare politica che ci trasciniamo da tempo e le cui colpe ricadono su tutte le rappresentanze, partiti o movimenti che siano: troppo rissose e inconcludenti. Lo scrivono i direttori dei settimanali diocesani dellEmilia-Romagna. La questione non tocca solo lEmilia Romagna. Tanti si riempiono la bocca di grandi riforme, annunciandole in pompa magna ai quattro venti. Pochi, quasi nessuno, si esercita nellumile e paziente lavoro si semplificare e rendere più trasparente (pezzetto dopo pezzetto, giorno dopo giorno) le nostre ipertrofiche e mostruose burocrazie politiche, amministrative e giuridiche, denuncia Paolo Lomellini, editorialista della Cittadella (Mantova). Ma, si chiede Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), i diritti acquisiti sono un tabù? Per molti, sì; per altri, vanno ridimensionati. Di fatto costituiscono un argomento di vasta discussione poiché in una democrazia non si dovrebbe in nessun modo temere di compiere dei passi e delle scelte in direzione diversa da itinerari e decisioni precedenti. La crisi non è soltanto economica e finanziaria, ma è ben più complessa. Da noi essa affonda le sue radici in handicap storici: in politiche dalla finanza allegra dei decenni scorsi mirate a conservare il consenso, in problemi non risolti in oltre un secolo nelle regioni del Sud, nella denatalità strisciante che induce molti a tirare i remi in barca, nel catastrofismo usato come arma politica per lottare contro gli avversari alla conquista del potere, nella mediocre gestione della cosa pubblica, denuncia la Fedeltà (Fossano). Per superare la crisi Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia) indica la strada: Per rigenerare una società più coesa e solidale, in grado di affrontare e provare a dare sbocco ai problemi, al disagio e ai drammi di questo tempo, occorre ridare nerbo e sostegno alla sua componente basilare, la famiglia. Il problema è che si vive tutti contro tutti, rileva Giovanni Tonelli, direttore del Ponte (Rimini): Gli urlatori del tanto rubano tutti aumentano, come aumenta il partito dei chissenefrega. La politica annaspa. Non è, per caso, che potremmo fermarci un attimo e dire perché invece di infilarci tutti nel burrone, non ci diamo una mano e proviamo a tirare su chi è già aggrappato oltre il ciglio?.