Dalla politica alla confusione; Le parole della decadenza; Dalle urla al dialogo; Barbari urlanti… Sono alcuni titoli che ben sintetizzano il momento attuale della politica italiana. La strada della confusione e dellinsulto – scrive Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo) – non porta da nessuna parte. Per questo è necessario dare la giusta e decisa sterzata alla politica perché divenga un segno alto di confronto con la realtà della gente e della vita. Forse, osserva Luciano Azzolini, editorialista di Vita Trentina (Trento), sarebbe utile cambiare passo e parola dordine: da vincere, tanto gettonata, a convincere, sicuramente meno di moda. Passare, cioè, da una politica fatta di quotidiani annunci e, per questo, spesso inconcludente, alla costruzione paziente di un blocco sociale davvero maggioritario, che con obiettivi largamente condivisi riporti il Paese sulla strada della democrazia sostanziale. Per il Popolo (Tortona), lo stile becero di questo populismo tutto italiano rispecchia, purtroppo, il clima del Paese. In cui abbiamo lasciato andare alla deriva i comportamenti, gli approcci, i simboli, scivolando verso un progressivo imbarbarimento generale che il linguaggio non manca di segnalare. Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), augura che questa rischiosa deriva possa cambiare verso. Che allinsulto e alla gara a chi urla di più da salotto televisivo di basso livello, si passi al dialogo. A uno stile un po più adulto e costruttivo. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), sinterroga sul perché delle scelte esasperate dei pentastellati. Penso – dice Rini – che la verità sia nel fatto che Grillo e Casaleggio si rendono conto che, se viene approvata la legge elettorale proposta da Renzi, la loro creatura si troverebbe con il respiro corto, soprattutto perché sono loro stessi, con il rifiuto ad assumersi qualsiasi pur piccola responsabilità nei confronti del Paese, a togliere lo spazio sotto i piedi al M5S. Per Antonio Ricci, direttore del Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), il rifiuto di confrontarsi direttamente con gli altri in dibattiti diretti è, per il M5S, sicuramente parte di una strategia, ma questo atteggiamento nasconde anche labitudine a scambi di opinioni con mezzi che non richiedono rapporti reali. È daccordo Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), per il quale nonostante tutte le potenzialità che il web lascia ipotizzare, la sua affermazione al posto della democrazia tradizionale lascia intravedere più pericoli che vantaggi. Secondo Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino), mala tempora currunt (si avvicinano tempi bui). E non basterà la nuova legge elettorale (italicum) ammesso che ci sia, a sanare il momento presente. Intanto, ribatte Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), attendiamo che i progetti diventino realtà, ben sapendo che le regole, benché necessarie, non possono fare la buona politica e non sono sufficienti a risolvere i nostri problemi. La Cittadella (Mantova) ricorda che sulle riforme istituzionali grava come un macigno ineludibile il tema della levatura morale e intellettuale e dello spessore umano che caratterizza le persone delle istituzioni. E i soli meccanismi elettorali e di rapporti tra le istituzioni non sono sufficienti a dare garanzie in questo senso. Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli), analizzando gli avvenimenti dellultima settimana, dalla bagarre in Parlamento alla vicenda Mastrapasqua (Inps), conclude con un interrogativo: È giusto chiedere conto delle loro azioni ai tanto vituperati p…