Il direttore Ferruccio Pallavera ripercorre la lunga galoppata che ha portato il giornale ad essere leader in provincia e punto di riferimento della popolazione. Privilegiando sempre la cronaca, ma non tradendo mai i valori dei fondatori: ”I giornali del territorio li abbiamo inventati noi cattolici, nelle nostre singole diocesi, di cosa dobbiamo avere paura?”. L’apertura al mondo digitale e ai giovani
La passione e lamore per il territorio sopra ogni cosa. Potrebbe essere questo lo slogan che sintetizza la storia del Cittadino, quotidiano cattolico del Lodigiano e del sud Milano, nato nel 1890 come settimanale dei cattolici di Lodi e provincia. In questi giorni il giornale ha festeggiato una tappa storica della sua storia: i 25 anni del passaggio da settimanale a quotidiano, avvenuto il 26 gennaio 1989. Non intensificando luscita, non facendo cronaca – scriveva la testata nel dicembre 1988 – potremmo continuare a esistere, ma come bollettino diocesano, circolando solo allinterno delle sacrestie e degli ambienti cattolici. In un mondo pluralista e forgiato dai media la presenza dei cattolici non può mancare nel campo della comunicazione sociale, tanto più che il loro contributo è originale, arricchente e determinante. A distanza di 25 anni, la scelta si è rivelata vincente nei numeri e nei fatti. Daltronde, come ama ripetere lattuale direttore del Cittadino, Ferruccio Pallavera, se non lavessimo fatto noi, altri avrebbero preso il nostro posto.
Direttore Pallavera, comè nata lidea del passaggio da settimanale a quotidiano?
Tra le battaglie ideali condotte in passato dal giornale ci fu quella della ricostituzione della provincia di Lodi, soppressa allunità dItalia. Nellestate del 1988 la rinascita della nuova istituzione era cosa fatta. E poiché ogni provincia che si rispettasse doveva avere il suo quotidiano, pensammo che quella sarebbe stata unoccasione irripetibile. Eravamo un settimanale dal 1890. Ci trasformammo in quotidiano il 26 gennaio 1989. Pur in mezzo a tante difficoltà, il tempo ci ha dato ragione.
E così, da 25 anni, nel territorio, giornale della gente…
Alluscita del quotidiano il direttore di allora, monsignor Mario Ferrari, che compie in questi giorni 90 anni e che collabora tuttora al giornale, scrisse: Se restiamo tra la gente è perché abbiamo una causa precisa da servire. Una causa in cui crediamo. Una causa che rileva della nostra specifica visione e posizione sulla persona umana, sulla famiglia, sulla società, sulla libertà di scuola, sullinviolabilità della vita, sulla scelta degli umili con attenzione alle antiche e nuove povertà. Ecco, quei principi non sono mai venuti meno.
Lapprezzamento del territorio verso il giornale è dimostrato da un dato in controtendenza: mentre le grandi testate nazionali vendono meno, voi siete in crescita (vendita media di 8.500 copie al giorno; difficile calcolare i lettori per la diffusione capillare del quotidiano). Qual è il segreto di questo successo?
Nessun segreto. Raccontiamo le storie della gente. Chi abita nel nostro territorio vede in noi un punto di riferimento, un giornale di cui fidarsi. Abbiamo spalancato le pagine a tutti, anche a coloro che non la pensano come noi. In esse lettori e forze politiche si confrontano quotidianamente sui mille problemi dei propri centri abitati. Lo facciamo da 25 anni, non da testimoni, ma da protagonisti.
Ma cosa significa per un giornale fare cronaca oggi? E quanto è importante?