Le recenti cronache sulla vicenda delle cosiddette baby-squillo ripropongono con forza la questione educativa. È quanto conferma Emilio Pastormerlo, direttore dellAraldo Lomellino (Vigevano), per il quale il vero problema non è semplicemente quello delle baby-squillo, ma il vero problema (lo sanno tutti anche se fanno di tutto per eluderlo…) è quello delleducazione e, in particolare, delleducazione adolescenziale e, ancora più in particolare, quello della famiglia. Per Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), serve una diversa educazione sentimentale. E più ci guardiamo attorno, più capiamo che anche su questo siamo chiamati – come famiglie, educatori, religiosi, sacerdoti, in una parola come Chiesa – a saper dire una parola profetica e a saper offrire con esempi di vita concreta una rotta alternativa ai nostri giovani. Per questo, si legge sul Nuovo Diario Messaggero (Imola), la domanda sulle prospettive dei giovani forse si allontanerebbe dal rischio di essere una domanda scontata se diventasse domanda sulle prospettive degli adulti. Leducazione, ricorda Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), richiede che tutti gli attori in campo remino nella stessa direzione. Sul territorio occorre, dunque, unalleanza tra famiglia, scuola, parrocchia e ogni altro soggetto coinvolto. Per Giuseppe Manunta, direttore di Dialogo (Alghero-Bosa), il compito educativo deve avere uno slancio formativo ed esperienziale che porti a una migliore consapevolezza della realtà in cui si opera.