VERSO LE ELEZIONI

“Coesione e moralità” con “un’idea chiara di società”. È il commento che accomuna molti editoriali dedicati alla campagna elettorale che porterà alle elezioni politiche del 24-25 febbraio. Tutti prendono spunto dalla prolusione con cui il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha aperto, il 28 gennaio, a Roma, i lavori del Consiglio episcopale permanente. Dal cardinale, scrive Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), è giunto “un riconoscimento importante” quando ha affermato, tra l’altro, che “l’Italia è un Paese ‘che ha tenuto duro, avvertendo che stava facendo quello che bisognava fare’. E oggi gli italiani ‘non chiedono l’impossibile, esigono piuttosto che nessuno dei sacrifici compiuti vada perduto’”. Queste parole sono, “al tempo stesso, un monito a chi si candida a guidare il Paese. Se ai cittadini dobbiamo chiedere di esercitare il proprio dovere al voto, dai partiti dobbiamo pretendere un cambio di passo”. Per Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), “il cuore di tutto il discorso del card. Bagnasco è uno solo: il rispetto della dignità vera dei cittadini, come centro di ogni impegno politico. È su questo che si gioca il prossimo confronto elettorale”. Silvio Grilli, direttore del Cittadino (Genova), sottolinea come “forte, nella prolusione, sia stato il monito al mondo politico perché ritrovi la dignità smarrita (…). Di fronte a tanti gravi comportamenti, a populismi e reticenze, non bisogna però cedere alla tentazione del disimpegno. Occorre recarsi alle urne con convinzione e fare scelte responsabili”. Anche Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), invita a “non abdicare, col non voto. (…) Il Paese è anche nelle nostre mani, con un voto. Pur se il voto non basterà. Ma ci vuole. È il punto di partenza inevitabile. La democrazia non si può snobbare. Molti sono morti perché noi ne disponessimo”. Secondo Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “le elezioni dovrebbero essere la festa della partecipazione democratica per far capire ai cittadini le difficoltà da affrontare e far decidere a loro la scelta dei programmi e delle persone per risolvere i problemi”. La Guida (Cuneo) si sofferma, in modo particolare, su “toni e contenuti, ancora troppo incerti” della campagna elettorale: “Sarebbe bene che alle troppe comparsate televisive, dove vecchi e nuovi leader si contendono il gradimento dei sondaggi, si sostituissero proposte concrete sul tema del lavoro, in particolare per i giovani”. Secondo Pietro Pompei, direttore dell’Ancora (San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto), “l’anomalia di queste elezioni sta anche nel fatto che la campagna elettorale si svolge unicamente per tv, dove si gioca molto sull’immaginario. Nessun rapporto diretto con i candidati, nessun incontro costruttivo che riesca a dar ragione del voto. (…) Nonostante tutto, però, alla fine occorre andare a votare per difendere quel po’ di democrazia che rimane”. Per Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), “siamo lontani dalla logica del bene comune. È il trionfo del tornaconto personale, dell’ideologia individualistica, come la definisce il presidente della Cei che ammette di vedere ‘in giro una notevole confusione’”. Giorn8tto (Monreale) indica nel bene comune “una chiamata esigente e necessaria per tutti”. Al riguardo, Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), ricorda che “se la Politica lavora per il Servizio, lavora per il bene comune: è lì che la si riconosce, impedendo di classificarla negativamente come a molti, soprattutto negli ultimi tempi, capita di fare e m…

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