Dopo la morte improvvisa di Lucio Dalla si sono dette di lui cose molto belle; si è evidenziato soprattutto quel suo talento naturale e straordinario che anche chi non ne conosce a fondo il repertorio gli riconosce, come pure si è saputo meglio della sua fede, scrive Bruno Cappato, direttore della Settimana (Rovigo), criticando le polemiche che alcuni hanno sollevato sui funerali nella basilica di san Petronio, mentre il ricordo dellartista avrebbe meritato quella pietà riflessiva e silenziosa che medita sui momenti supremi della vita così come da sempre la liturgia suggerisce. Irene Argentiero, direttore del Segno (Bolzano-Bressanone), ricorda lartista scomparso con il sogno raccontato da Dalla che aveva come protagonisti san Francesco e lo stesso cantante. Francesco, scriveva Dalla, mi disse che anche per lui era sempre stato così, che Dio è dappertutto, negli alberi, nelle piante, nei fischi lontani dei treni, nel filo spinato, nei denti e nelle bocche che sorridono come nelle lacrime degli occhi che piangono, per non parlare degli animali, perfino nel pallone quando entra nella porta e fa goal… Risvegliato capì che il vero tempio, la vera casa di Dio, è la nostra anima, anche quella più buia o più difficile da raggiungere.