TERREMOTO

“Il terremoto ci costringe a cambiare” è il titolo dell’appello che mons. Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola, lancia dalle colonne del settimanale diocesano Il Nuovo Diario Messaggero. In questa fase, annota il vescovo, “le singole famiglie, le comunità locali e le associazioni di ogni genere dovranno dispiegare pienamente le proprie potenzialità. Un’intera Regione viene quindi messa alla prova; la società civile è chiamata a dimostrare la propria vitalità, prima di contare sugli aiuti dall’esterno”. Luigi Lamma, direttore di Notizie (Carpi), lancia un “appello o grido di dolore (…) in attesa che si concretizzino gli aiuti e si possano avviare numerosi gemellaggi con altre diocesi italiane per risollevare le parrocchie disastrate: certo è che a differenza delle altre coinvolte dal terremoto con piccole porzioni di territorio, la diocesi di Carpi è stata colpita al cuore nella sua totalità”. La Cittadella (Mantova) segnala “alcuni rischi” da evitare: il primo “è il rapido abbassamento d’interesse fino a giungere in breve tempo all’oblio, quando i mezzi di comunicazione di massa avranno allentato la loro attenzione sull’evento. Un secondo rischio è quello di ‘sfruttare’ la tragedia conservandola viva per la divulgazione e per la ‘consumazione’ di curiosità morbose. (…) Un terzo rischio è di entrare nel ruolo dello spettatore puramente ‘giudicante’ (…) per sentenziare che cosa si sarebbe dovuto fare e che cosa si dovrà fare rimanendo nella più assoluta passività”. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), ricorda “la celebrazione della Solennità del Corpus Domini nel piazzale antistante la chiesa a Poggiosanvicino all’indomani del sisma umbro-marchigiano del 26 settembre 1997. Questo – scrive – mi ha permesso di essere vicino alle tante messe odierne all’aperto in Emilia in piazze ancora costellate di macerie e ricoperte dalla polvere”. Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), commenta l’incapacità della scienza di prevedere i terremoti. “Il fatto – secondo Cescon – è che la scienza è probabile o approssimativa nelle sue conclusioni. Come dire che può sbagliare o non sapere come nel caso dei terremoti, del meteo, di una malattia. Limitare, avendone coscienza, le pretese di assoluta certezza del sapere scientifico significa rendere più vera la scienza stessa e toglierci l’illusione di essere divini e non uomini”. La Guida (Cuneo) propone una riflessione sulla sofferenza e sul dolore nella vita, rilevando tra l’altro che “l’aspetto psicologico riveste un ruolo determinante nella gestione del dolore, ma anche dello stress e del malessere causato da eventi avversi, come terremoti, alluvioni, conflitti razziali, guerre con i quali si è a tratti costretti a convivere. Eventi che richiedono di confrontarsi continuamente con la precarietà e scuotono pesantemente le consuetudini e le sicurezze su cui si fonda la vita quotidiana”.

 
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