Conferenza Episcopale Italiana
Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali

PROLUSIONE
DEL CARDINALE PRESIDENTE
  
 
Cari Confratelli.
 
1. L’incontro del Santo Padre Francesco con i Vescovi Italiani
Abbiamo nel cuore l’eco di eventi che ci hanno segnato in modo provvidenziale e sui quali vogliamo meditare facendo – nella luce dello Spirito – il comunitario discernimento per il bene nostro e del nostro popolo. È la fedeltà al Signore che costantemente ci guida, e insieme la fedeltà all’uomo contemporaneo, rinnovando la passione per l’ora che Dio ci ha dato di vivere e di servire.
Innanzitutto, si tratta dell’incontro che il Santo Padre Francesco ci ha donato in San Pietro nella Assemblea Generale di maggio. Gli siamo profondamente grati e, se per Lui è stato uno dei momenti più belli dei primi mesi di Pontificato, sappia che anche per noi è stato un momento che ci ha rigenerati con la sua parola incoraggiante, con le indicazioni che ci ha dato, con il significato dei gesti e il calore del saluto che – dopo quello generale – ha voluto portare personalmente a ciascuno di noi. Insieme alla ricca meditazione che Egli ha condiviso paternamente, ci ha dato tre precise direttive per il nostro cammino sulle quali – in questo Consiglio – dedicheremo largo spazio per il discernimento: si tratta in primo luogo del “dialogo con le istituzioni culturali, sociali e politiche” che il Papa ha confermato essere compito di noi Vescovi; poi, di come “rendere forti le Conferenze Episcopali Regionali perché siano voci delle diverse realtà”; e infine del numero delle Diocesi italiane, tema sul quale ha lavorato un’apposita Commissione episcopale, su richiesta della competente Congregazione per i Vescovi.
L’altro evento che non possiamo non ricordare, è la Giornata Mondiale della Gioventù nel suo duplice, incancellabile messaggio: quello del Santo Padre con la sua presenza, le sue parole, i gesti eloquenti. E quello che ci è giunto direttamente dai giovani.
 
2. La GMG e il Magistero del Papa
Dopo aver dato il benvenuto alla “grande festa della fede”, Papa Francesco ha esortato i giovani a “mettere Cristo” al centro della loro vita: scopriranno un amico affidabile, vedranno crescere le ali della speranza nella via verso il futuro, e la vita sarà feconda perché piena di amore (cfr Festa di accoglienza, Copacabana, 25.7.2013). Ma “la fede è intera”, e quindi non si può “frullare”: “È la fede nel Figlio di Dio fatto uomo, che mi ha amato ed è morto per me (…) E allora fatevi sentire (…) Io voglio che vi facciate sentire nelle Diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade (…) Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori…, se non lo fanno diventano una ONG e la Chiesa non può essere una ONG. Che mi perdonino i Vescovi e i sacerdoti, se alcuni dopo vi creeranno confusione. È il consiglio. Grazie per ciò che potrete fare” (Incontro con i giovani argentini, 25.7.2013).
Entrando nel cuore della missione della Chiesa, e quindi della sua missionarietà, il Papa ne ha richiamato la sorgente sempre viva e zampillante: “Una Chiesa che fa spazio al mistero di Dio; una Chiesa che alberga in se stessa tale mistero, in modo che esso possa incantare la gente, attirarla. Solo la bellezza di Dio può attrarre. La via di Dio è l’incanto che attrae (…) Egli risveglia nell’uomo il desiderio di custodirlo nella propria vita, nella propria casa, nel proprio cuore. Egli risveglia in noi il desiderio di chiamare i vicini per far conoscere la sua bellezza. La missione nasce proprio da questo fascino divino, da questo stupore dell’incontro” (Incontro con l’Episcopato brasiliano, 27.7.2013). Come i Dodici di duemila anni fa, anche noi oggi ci sentiamo impari e inadeguati. E, nonostante l’impegno di percorrere le vie della evangelizzazione, riscontriamo non senza sofferenza le insufficienze, e a volte la scarsità del racco…

Condividi