Centanni fa, il 23 dicembre dellanno 1916, usciva il primo numero del giornale diocesano di Cremona La Voce dei Giovani, nato dalliniziativa dei giovani di Azione Cattolica. Un foglio mensile realizzato in piena sintonia con il vescovo Cazzani. Nel gennaio 1923, considerando che il giornale, diventato presto quindicinale, era letto non solo dai giovani, ma dai cattolici cremonesi, cambiava titolo, diventando La Voce, voce quindi di tutti. Ultimo cambiamento nel gennaio 1926, quando La Voce, per esprimere meglio la sua vocazione di testimonianza cristiana nellinformazione, diventava, definitivamente, La Vita Cattolica. Tre diversi titoli, ma ununica storia di servizio alla comunicazione ecclesiale.
Questanno, celebrando il centenario del nostro settimanale, nellevento pubblico che si svolgerà venerdì 2 dicembre, ma poi anche in tutto lanno, prendiamo loccasione per ripensare il ruolo del settimanale cattolico nel terzo millennio.
La domanda che si pone è principalmente questa: nel tempo del web, ha ancora senso il giornale cartaceo? A chiederlo sono in molti, a partire dalla Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici, FISC, che negli ultimi anni su questo tema si è impegnata molto. La risposta data in particolare in un convegno celebrato nel 2013 a Chioggia è stata chiara: non è mai accaduto che la nascita di nuovi strumenti di comunicazione abbia provocato la morte degli strumenti nati precedentemente. La nascita della radio non ha eliminato la stampa cartacea, la televisione non ha provocato la morte della radio; internet, quindi, non farà morire né televisione, né radio, né giornali e carta stampata in generale, a partire dai libri.
Certo, i nuovi strumenti provocano nei precedenti la necessità di ripensarsi, di studiare un modo nuovo di porsi, ma non li fanno morire. Con questa consapevolezza ci prepariamo a celebrare i centanni del settimanale con il convegno che si svolgerà venerdì 2 dicembre dalle 16.45 nellauditorium del Museo del Violino, in piazza Marconi 5.
Celebriamo questi centanni con la certezza che La Vita Cattolica troverà la strada migliore per continuare il suo servizio allinformazione nella Chiesa e nel territorio, interloquendo costruttivamente con il mondo del web. Questo, seguendo linsegnamento dei pastori, a partire dai Sommi Pontefici, soprattutto Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che ai settimanali diocesani e alla FISC hanno dato, nellultimo mezzo secolo, sostegno e piena fiducia, incoraggiandoli a non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà.
Tenendo conto sempre delle indicazioni di Paolo VI: «Avanti perciò con saggezza e con coraggio: si allarghi la rete dei fogli settimanali cattolici; si perfezioni la loro fattura e il nerbo della loro parola; si diffonda in ogni diocesi, in ogni parrocchia, in ogni associazione, in ogni famiglia la voce cattolica nella sua interpretazione diocesana e si corrobori in tutto il Paese il tono della vita cattolica per merito loro» (26 novembre 1966).
Ma quale deve essere la caratteristica fondamentale del settimanale cattolico, quella a cui si è uniformata fin dalla sua origine La Vita Cattolica?
Direi che la sua origine primigenia lessere nata dalla inziativa di giovani laici ci aiuta a dare la giusta risposta.
Il nostro settimanale non è, non deve essere, clericale, ma ecclesiale. Per essere più precisi: non deve essere giornale di informazione ecclesiale, ma giornale ecclesiale di informazione generale sul territorio. Questo perché i cristiani non sono rinchiusi nella Chiesa quasi in un giardino segregato dal mondo, ma viventi in una Chiesa che è nel mondo, anche se non è del mondo. E del mondo tutto le interessa: gioie e dolori, fatiche e speranze, come bene insegna la Costituzione del Concilio Vaticano II Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo.